Morreale Vini Favara Sicilia

Morreale Nero d'avola, Grillo, Syrah

A Favara dove nacque il Grillo, la cantina di due fratelli cresciuti tra i filari | Morreale Vini Agrigento
Casa Vinicola Morreale
Contrada Ramalia 92016 Favara, Agrigento Italia
Tel: +39 0922 33650
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04 Ottobre 2023

A Favara dove nacque il Grillo, la cantina di due fratelli cresciuti tra i filari

Tonino e Massimo Morreale dell’omonima casa vinicola, sono tra i più importanti produttori di vino del territorio agrigentino. Le loro bottiglie sono apprezzate anche in Belgio, Olanda, Germania e Svizzera. Le piante coltivate sono innesti con cui tramandano gli antichi cloni di vite tipici della zona

Secondo alcuni, il destino è nel nome: “Nomen omen”. Ma in questo caso, più che nel nome, ci si potrebbe giurare, sembra essere nel luogo. Alcune delle terre dei loro vigneti, distribuiti in quattro contrade su un’area complessiva di quindici ettari nelle campagne di Favara, sono infatti vicinissime a quello che era il campo sperimentale del barone Antonio Mendola, ovvero il papà del Grillo. Il vitigno oggi tanto apprezzato, è nato proprio qui; e a “inventarlo” nella seconda metà dell’Ottocento, incrociando il Catarratto e il Moscato di Alessandria, detto anche Zibibbo, fu questo nobile dai molteplici interessi, a cui è stata dedicata anche la biblioteca comunale, e che per il vino aveva una passione travolgente: più di tremila gli innesti di vite che eseguì, creando ibridi di qualità. D’altra parte, s’interessava anche all’ampelografia, la disciplina che studia, identifica e classifica le diverse varietà di vitigni. Un esperto, dunque, al quale si deve il successo di uno dei più interessanti vitigni autoctoni siciliani, che intorno agli Anni Trenta del secolo scorso, era coltivato nel sessanta per cento delle vigne di tutta l’Isola.

Oggi, tra i più apprezzati produttori di Grillo, ci sono proprio loro: i fratelli Tonino e Massimo Morreale dell’omonima casa vinicola di Favara, che ha sede in Contrada Ramalia. Il loro Grillo Anno Domini 1874, chiamato così in omaggio al barone Mendola che proprio in quell’anno lo creò, è stato premiato nel 2021 con il massimo riconoscimento dall’Assovini, la prestigiosa associazione nazionale di produttori, e inserito nell’annuario 2021 dei migliori vini italiani di Luca Maroni.

Non solo Grillo, però. Spicca anche la produzione di Nero d’Avola e di Inzolia. A base di quest’ultimo vitigno, il Chiusa del Barone portato quest’anno alla sessantanovesima edizione del Taormina Film Fest. E non è tutto: la Casa vinicola Morreale è inserita nel progetto Terre dei Tesori, promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con l’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana, nell’ottica della valorizzazione delle aziende “10 e lode” per la qualità dei prodotti e il rispetto delle buone pratiche ambientali.

“L’azienda prettamente a gestione familiare – racconta Tonino Morreale, classe 1972 – è stata fondata da mio padre Pietro, nel 1976. Io e mio fratello Massimo siamo cresciuti tra i filari delle vigne. Insomma, la casa vinicola ce l’abbiamo nel sangue, fa parte di noi. La nostra è un’azienda a filiera chiusa, dalla coltivazione all’imbottigliamento. E nelle nostre vigne, le piante non arrivano dai vivai, ma si tratta di nostri innesti con cui tramandiamo gli antichi cloni di vite, tipici del territorio”.

L’attenzione nei confronti dell’ambiente è prioritaria. “La nostra – dice Tonino Morreale – è un’agricoltura convenzionale, non biologica, più che altro per motivi organizzativi, ma è come se lo fosse. Per combattere le infestanti, usiamo ad esempio soltanto mezzi meccanici; e le nostre temperature, ci consentono l’utilizzo dello zolfo”.

I vini Morreale arrivano anche in Belgio, Olanda, Germania, Svizzera. Una piccola produzione di qualità che si attesta sulle ventimila bottiglie all’anno, promossa soprattutto dal passaparola: “Io e mio fratello – dice Tonino – puntiamo tutto sulla qualità, frutto di tradizione e innovazione; e, finora, la nostra è stata una strategia vincente, tant’è che sono già in programma nuovi investimenti per l’acquisto di altri terreni e la realizzazione di nuovi impianti”.

di Angela Mannino